mercoledì 28 aprile 2010

IL PAESE REALE

Abbiamo tutto il tempo che occorre per diventare la Grecia. E non intendo la polis Greca. Quello che meritiamo è un grande grosso crack finanziario, una bolla speculativa che implode o una recessione modello anni '30. La nostra economia è una grande farsa che si basa su indicatori falsi e fuorvianti, nel PIL viene messa ogni genere di porcheria. Abbiamo un bel deficit, una bella evasione, delle belle leggi per evitare che i furbi del quartiere di turno paghino e tutto il necessario per far si che succeda il peggio. Ci dicono che l'Italia non ha risentito della crisi perché la famiglia con la "effe" maiuscola ha espletato il ruolo di ammortizzatore sociale, perché abbiamo un bravo ministro dell'economia, e per altre cose inutili da scrivere o da commentare. La verità è che la crisi non l'abbiamo sentita perché eravamo in crisi anche prima. Il mondo del lavoro è stato smembrato, umiliato e ridotto all'osso da una serie di interventi legislativi che miravano a fare tutto fuorché creare mobilità sociale, competenza e VERA concorrenza. In Italia non esiste più un vero gruppo industriale, la FIAT ha preso tanti di quei soldi dallo stato che le macchine dovrebbe regalarcele, dovrebbe inoltre potersi comprare tutti i marchi esteri che vuole. Ogni eco-incentivo dal 2000 al 2010 è stato un inganno. Non c'era quasi nulla di "eco", l'inquinamento non dipende esclusivamente dai tubi di scappamento, senza contare che l'impatto ambientale dei processi produttivi dell'industria automobilistica e del suo indotto, e di smantellamento e rottamazione, sono forse superiori ai benefici dei nuovi scarichi. Gli eco-incentivi sono stati fatti per vendere auto, per dare ossigeno a un gruppo che dà dividendi ai suoi azionisti, lascia operai a casa dopo avergli preso il sangue e la linfa, e pratica ogni genere di mobbing nei confronti dei propri dipendenti. L'Italia è un paese per certi versi comico, e non lo dico per disfattismo, anche se questo fa parte del genere di intenti che solitamente mi appartengono. Noi meritiamo tutto quello che siamo, perché (generalizzando) siamo: strafottenti, ottusi e bigotti. Viviamo una deriva culturale assurda. Politicamente abbiamo un grande poliziotto che nello scacchiere politico (ah ah ah ah ah) viene incredibilmente collocato a sinistra. Intellettualmente il più grande e noto giornalista, visto dai più come mente di sinistra, quando egli stesso ammette senza problemi di essere un conservatore, è giustizialista e forcaiolo fino all'eccesso (forse per compensare la totale mancanza di moralità che affligge i nostri politici fin dalla notte dei tempi dell'unità). Non parlo del partito che ho votato, ovvero il PD, solo perché mi fa schifo più del PDL, e mi verrebbe la nausea dopo 50 battute. Artisticamente, tanto per uscire dal pragmatismo, al concerto natalizio del Senato si è esibito un artista di musica classica con tendenze pop, che vanta critiche provenienti da ogni angolo del mondo classico accademico, a causa della sua pochezza compositiva. Naturalmente ai TG si vede un altro mondo, i talk show di approfondimento politico sono una barzelletta, etc etc..
Ma le preoccupazioni sono quando esci per strada e stai a contatto con le persone, quando vedi che ognuno vive nell'egoismo più bieco e nel materialismo più fine a se stesso, come la storiella su Briatore che tiene i libri finti in libreria per un fattore estetico. Non c'è un servizio pubblico che funzioni bene nella città di Roma, e se c'è, io non l'ho ancora usato. Fatevi un giro sugli autobus, guardate lo stato delle fermate della Metropolitana, andate a constatare l'educazione della gente che lavora agli sportelli delle Poste, delle banche, degli uffici di collocamento..... (fine 1 parte)