venerdì 8 luglio 2011

L'estate, il tonista e la teoria

A luglio 2011 la colonnina del mercurio dell’umore collettivo della massa segna temperature inedite o ripropone in modo ciclico le cifre degli anni precedenti?
Per capirlo bisogna mettere sotto l’occhio spietato della lente d’ingrandimento più potente del mondo (x 1.000.000.000. ecc…) la nuova razza ariana di questo secolo, i puri di cuore e di intelletto, che plasmandosi a immagine e somiglianza di quello che dovrebbero o che vorrebbero essere, si propongono di diritto al ruolo di guida termo-intellettuale dei camerini lisi. Essi sono il totem e il topico assieme, hanno mire poco chiare e quantificano la messa in scena, o meglio la rappresentazione del loro posto del mondo.
Se Maria santissima ha lanciato la moda e l’epoca dei “tronisti”, i bellocci in assise in uno studio televisivo, clementi nell’atto di farsi adorare da belle donne, trainanti milioni di spettatori e milioni di soldoni in sponsor certificanti, nell’auge della vita comune, il simbolo del rispetto e della distinzione sociale è dato da oggetti, semplici manufatti intrisi di un valore spendibile all’istante; nel solo atto di essere tenuti in mano infatti, essi rilasciano sui loro possessori un aura dorata ad occhio nuda, melliflua se osservata col tele-micro-scopio di cui sopra.
Bene, anzi male. Vivono tra noi, si atteggiano un po’ più di noi, ma in mano hanno qualcosa in più. Sono i “Tonisti”, coloro che sanno come darsi un tono, e che lentamente, incessantemente aumentano, invadendo strade, piazze, parchi, piscine e in generale qualsiasi luogo pubblico deputato all’arte del mostrarsi per stare insieme ed esprimere bisogno di integrazione e socialità, ma anche per accettare e abbracciare porzioni di mondo assolutamente incomprese.
Con tutti i vari distinguo che si possono fare, il Tonista, una volta emessa una formula, un teorema o un impianto teoretico, è abbastanza semplice da identificare, o come si comunemente si dice, sgamare. Esso è legato agli oggetti che conferiscono un atteggiamento sommesso ed implicito. Questi oggetti vengono usati dal Tonista in modo anche appropriato, quindi ciò che separa un Tonista da un normale utente di oggetti è la volontà di voler avere a che fare con un mondo specifico per sentirsene integrato. Notiamo come il bisogno di socialità torni prepotentemente nel identikit del soggetto.
Tra gli oggetti che esso tiene in mano possiamo notare diverse tipologie che vanno dal manufatto tecnologico elettronico di ultima generazione, al caldo e analogico quotidiano stampato con l’effige della testata in bella vista, applicata alla persona come un’etichetta, ma anche come un free-pass per una zona tribù.
Stilare un elenco approssimativo degli oggetti che consentono di darsi un tono e una collocazione all’interno dei caotici giorni in cui viviamo è compito lungo che io declino e lascio ad altri interessati al filone di ricerca che mi appresto a inaugurare. Voglio solo dare alcune linee guida tracciando dei settori demarcativi:
1-- Dal punto di vista politico, ideologico, intellettuale, nella categoria degli studenti, di un certo tipo di borghesia soft (la peggiore per ipocrisia ed “ipocaloricità”) l’oggetto da tenere in mano, in mostra e da esibire è senza dubbio il quotidiano Repubblica. E questo è a parer mio la peggior cosa che una persona possa fare. A grande distanza seguono l’Unità e il Fatto Quotidiano (giornale fascista tenuto in mano da persone che lo credono di sinistra, ha una proprietà aggiuntiva: fuorvia anche i non Tonisti, cioè coloro che lo acquistano per informarsi e basta, rendendoli Diversamente-tonisti). Il giornale diretto da Ezio Mauro ha un incredibile potere comunicativo, in quanto trasmette nell’area di ettari ed ettari quadrati che il reggente ha delle certe idee su chi è al governo. Il reggente forse ignora tutte le bassezze e le nefandezze che quel groviglio di carta e piombo con sé reca, e crede di mostrare alla società la miglior faccia possibile, quella democratica e intransigente nei confronti di qualsiasi tipo di regime. Il Tonista diventa inconsapevolmente, secondo questo stesso schema, colonna portante del regime, di un qualsiasi tipo di regime ipoteticamente instaurabile, presentando dei tratti salienti nella mancanza di criticità nei confronti di un certo tipo di giornalismo che è nei fatti uguale a quello attualmente servo di regime, solo di segno opposto nel gioco delle bandiere, e a volte, ma nemmeno troppo spesso, più elegante nella forma.
2— Dal punto di vista dell’essere aggiornati non v’è dubbio che il marchio “Apple” è il massimo, il meglio, il Top, il limite dell’essere cool, fico, bello, vincente, capace, impegnato, ingegnoso e fantasioso. I Pad a bordo piscina, Mac Book in aereo, I Pod in bici, I Phone in sala conferenze e chi più ne ha più ne metta. Tutti potrebbero essere: movie-maker, video-maker, art-designer , web-designer, web-master, fonico, fonico di presa, fonico di sala, musicista, architetto, ingegnere, autokadista, illustratorista, fumettista, montatore, smontatore, concepitore di contenuti, programmatore, organizzatore e tanto altro. Invece la persona in questione non sa perché ce l’ha, magari non se lo sarebbe neanche potuto permettere al momento dell’acquisto, eppure difficilmente ammetterà di aver sbagliato e si dirà pentito.
Altri punti potrebbero essere messi per iscritto e a lungo spiegati, ma è uno solo il concetto su cui bisogna concentrarsi. Egli non ha, egli non è, egli non mostra, egli appartiene. Ne ha bisogno. Il suo errore è dettato da una grossolana valutazione condizionata da schemi che rifiuta e cui involontariamente sottostà. Se conosci un Tonista ponigli questa domanda: perché compri questo determinato giornale, o hai questa determinata cosa se in realtà non ti serve? Alla sua risposta, quasi sicuramente sfuggente e secca, andate a fondo, mettete a nudo il problema, puntate il tele-micro-scopio sul tessuto molle e sparate tutti i difetti che quella cosa ha in modo certificato. Se il soggetto è sordo ad ogni critica, anche la più valida ed oggettiva, allora è nella fase terminale. Per lui non ci sarà mai più nulla da fare. Condannato a darsi un tono per decenni, si spegnerà a età inoltrata tenendo a fianco del letto di morte tonnellate di roba inutile accumulata nel corso di una vita votata alla nuova forma di consumo: quello atto a darsi un tono. Sarà stato un Tonista a vita, una sorta di felice ergastolano.

P. s. Presto un elenco delle categorie Toniste e dei rispettivi oggettisarà diffuso in rete. Alcuni estratti:

Macchine: auto dell’anno, nuove cinquecento o Mini Cooper. Frustrati ed esaltati: macchine di grossa cilindrata.
Letteratura. Bassa: successi editoriali, Best- seller vari (Faletti, Wilbur Smith ecc…)
Media: libri premiati e insigniti, segnalati e recensiti da riviste come “Internazionale”, e soprattutto: il Premio Strega.
Alta: i classici, ma in realtà non tutti, i Russi e i Greci.
Moda: qualsiasi cosa dimostri l’attitudine allo shopping.

A presto su questo stesso blog o di persona.

giovedì 26 maggio 2011

La verità su Luigi Fallico

A Roma fa un caldo asfissiante fino alle 16, poi l'umidità sale al 95 per cento, viene giù il diluvio per venticinque minuti, infine smette, e tutto diventa appiccicoso. é difficile persino riflettere, stretti nella morsa del bollore. Più facile ovviamente è chiudere gli occhi, lasciarsi andare a letture stimolanti, rifugiarsi in un locale climatizzato e bere qualcosa di fresco e gasato. Poi, come uno schiaffo sul collo, mentre bevi, ti arriva addosso una gelida ventata di realtà. Un tuo amico è morto a 59 anni, di infarto. Ed è la vita, il balletto che s'interrompe, l'illusione che viene meno, di colpo. Noi crediamo di avere il controllo, non del mondo, ma per lo meno delle nostre azioni, e possiamo affermare con certezza, quello che ci toccherà per il domani prossimo. Possiamo avere un agenda della settimana, più o meno fitta, e seguirla scrupolosamente, ma se tutto è scritto, o nulla è scritto, non sembra importare, poiché siamo in balia di qualcosa che non conosciamo, e che indaghiamo da secoli. Speculazioni, filosofie, parole, lettere e pensieri. Terra e argilla, poi acqua e calce. La carne cade e si disfa, per tutti.
Ma la morte arriva ovunque, dotata di longa manus, nei letti degli ospedali, per strada, in una villa, in mare, in montagna, sotto la pioggia battente, o fra il fuoco che ustiona. A volte nel sonno e per chi resta questo ha un non so che di consolatorio.
Arriva anche in carcere. Ed è uguale? é la stessa morte? Che differenza c'è fra libertà e prigionia? Domande senza risposta certa.
Domande, sempre domande e mai risposte. Abbiamo delle doti: l'intelletto, la memoria, l'arguzia e la costanza. Usiamole sempre.
Luigi, da noi amici detto Gigi, non "corniciaio" che era il suo mestiere, né tantomeno gatto, era una buona persona, dotata di questi talenti, con un solo difetto: aveva una forte connotazione ideologica. Naturalistica delle idee politiche, potrebbe intitolarsi un libro di saggistica figlio di anni che ancora pesano e gravano con tutta la loro mole sull'adesso. In Italia c'è stato il fascismo, e negli anni di piombo, il terrorismo, rosso e nero. Poi c'è stato lo stragismo, a detta di molti, forse di tutti, di stato, tattico e cinico. Sta di fatto che oggi puoi essere fascista e politico, senza temere molto. Ma se sei di sinistra, e sbagli a parlare, sei fritto. Il comunista non può dire in un negozio le stesse cose che i camerati dicono a Casa Pound, o a via Livorno, perché se lo fa, diventa un terrorista, o peggio, uno pseudo terrorista, e questo qui da noi, è grave. é come essere gay in Iran, scusate il paragone.
I giornali hanno scritto di tutto. Cose comiche davvero. Ci si rende conto, leggendo, del dilettantismo della professione, che si vanta anche di avere un albo professionale. Intercettazioni mischiate a dichiarazioni, confusione fra un filone del processo e un altro, nomi sbagliati, date sovrapposte e prove che, mentre nella realtà ad oggi mancano, nella carta stampata diventano tante e fanno paura a chi legge. Arsenale (due pistole), esplosivo (mai specificata quantità e tipologia). La retorica dei giornali è squallida. Stop.
I documenti, la cosiddetta scaletta, è un foglio con delle annotazioni in punti. Chi ha letto i documenti BR (facilmente reperibili) sa cos'è un vademecum brigatista. L'accostamento è oltremodo sforzato, e ci sono mille modi per dimostrare che la carcerazione di Luigi Fallico era ingiusta e poteva aver luogo solo in Italia e solo con le tipologie politiche presenti in Italia. Il fantomatico garage con le armi non è stato mai trovato. La Digos lo ha cercato all'impazzata, con frenesia, interrogando amici che come me, con Gigi ci parlavano in virtù di un'amicizia e di una comunanza politica che non è reato né mistero. E non lo ha trovato. Però la parola arsenale è rimasta come se fosse stato trovato, indelebile e riproposta a ogni trafiletto, in cui alle poche novità del processo si accostava un riassuntino errato e superficiale della vicenda. Ma se l'arsenale già c'è, o meglio c'era, diciamo ci sarebbe, allora perché si cercava un ulteriore garage o locale adibito a deposito di armi (memorabile l'appello della Digos ai residenti di casal bruciato).
Se la cosiddetta scaletta doveva servire per dare dettati strategici sul piano della dottrina e del reclutamento, come si spiega che Gigi non ha mai, e dico mai, fatto dei discorsi in questo senso a me, studente universitario di lettere dichiaratamente appartenente a una certa sfera di idee? O alla mia ragazza? Perché con me parlava di quartieri e borgate, lavoro e welfare e non ha mai cercato di ammaliarmi o adescarmi, con discorsi intrisi di quella retorica che tutti conosciamo perché studiata e letta?
E ancora, la famosa frase: "Io questo stato lo voglio abbattere" oppure " o stai dentro o fuori all'arco" (citazione non letterale ma a memoria), cosa dimostrano? Immediatamente evidenziano una reale e tangibile delusione nei confronti dei ceti politici e dirigenziale di questo paese, roba da dover arrestare tutto il MoVimento 5 stelle domani all'alba, visto che è il loro cavallo di battaglia.
I discorsi da circolo politico, sono appunto da club. Parole che vengono dette, da tutti coloro che hanno dentro un passione per delle idee. Soprattutto da coloro che sono delusi dal prototipo politico emerso negli ultimi anni. Ma non si possono arrestare e ingabbiare delle passioni o delle parole. Si possono solo non condividere.
Non c'erano prove, quindi, ma si poteva fare l'arresto, in virtù dello spauracchio "terrorismo di sinistra". Ecco tutto.
E va bene. facciamo finta di accettarlo (ma non va bene). Gustiamoci i vari Fiore & Co. sputare veleno e succo di limone dalla bocca, che si moltiplica se la tagli come una testa di idra di lernia, su giovani con la testa rasata e la croce celtica sulla fibbia. Facciamo andare in tele persone disgustose come la Santanchè, e facciamola parlare a nome di tutti, in modo che l'intero mondo islamico pensi che tutti gli italiani siano cristiani fascisti, e in modo che un'ipotetica idea di futura società multiculturale e multirazziale, che viva in armonia, diventi definitivamente utopica. Accettiamo tutto questo, perché siamo saturi di indignazione, non possiamo più schifarci oltre. Ma dobbiamo accettare che un'autorità preposta alla vigilanza e alla custodia dei detenuti dica no a una richiesta di ricovero pervenuta dalla rappresentanza legale di Gigi, in seguito a diversi malori avuti dallo stesso? Io credo di no. Credo che la burocrazia legale e giudiziaria, carceraria ovvero sociale, che ha ucciso Gigi debba terminare di esistere. Naturalmente questa persona che ha detto "NO", non si sentirà mai responsabile di questa e delle altre morti della casa circondariale di Viterbo, né sarà mai perseguito legalmente per essa. Ma l'inconsapevolezza non salva dalla colpa e la giustizia non è solo giudiziaria o divina, per chi nel divino crede e per chi al divino si affida. La responsabilità umana e irremovibile, tracciante e inestinguibile, è su colui che al grido di aiuto di un essere umano in difficoltà fisica, si tappò le orecchie.
Negando il ricovero, lo uccise.
Immaginate di stare male e di non avere il diritto alle cure. ecco è questo il punto. Poi interverranno i fatalisti, quelli del "era destino". O ancora peggio i pessimisti disfattisti, coi loro "in ospedale muoiono i sani... figurati i malati". Ecco si, forse è così. Ma le cose vanno viste per come sono andate, non per come sarebbero potute andare se chi di dovere, avesse concesso un giusto ricovero per un periodo ragionevole di osservazione clinica.
Un'ultima osservazione, strettamente legata a quanto appena scritto: ma dove doveva andare Gigi, in caso di ricovero? Da Gaucci? I ricchi hanno i mezzi per fuggire, e alcuni perfino la sfacciataggine goliardica di apparire in qualche collegamento televisivo, e parlare a "sfregio". In barba alla legge, uguale fra eguali, e a noi. Le persone semplici e oneste, come Gigi, non scappano, stanno in petto alla vita e la affrontano a testa alta. Fino alla fine.

P.s. Il funerale di Gigi si terrà sabato 28 maggio in via Sandro Sandri 73 (quartiere Casalbruciato) a Roma.
P.s. 2. Per chi ha avuto la pazienza e la voglia di leggere: i commenti sono liberi, sbloccati(non c'è bisogno di registrarsi), e graditi. Potrebbe essere interessante sviluppare un dibattito su quanto è successo, in cui ognuno esprima i suoi pensieri e le sue convinzioni.

martedì 17 maggio 2011

A poi, tra parentesi...

Ieri la Moratti faceva leggermente pena (diciamo per metà, l'altra metà continuava a farmi, scusate, schifo). La sua immagine oscilla fra quella di un cane bastonato che cerca di tornare nel suo rifugio prima di prenderne ancora, ma si accorge di non potere fuggire perché dovrebbe rinunciare a degli ossi succulenti, e quella di un malato infetto da una patologia unica e virale, capace di propagarsi con lo sguardo (e che sguardo baby, con quell'occhio nero sul maxi-schermo di Lerner, formato palazzo). Mentre coraggiosamente, per difendere l'osso, faceva autocritica (in conferenza e per strada ripeteva le stesse uguali identiche parole, cambiando però la loro disposizione, come gli addendi in un'addizione), rendendosi conto che la sua campagna elettorale a base di calunnie e attacchi, non poteva che produrre un effetto "banana" sul voto (tu cammini e mangi banane lanciando la buccia per terra, poi devi ripassare sulla stessa strada, e ti ritrovi a scivolare sulle bucce), i suoi (ex?) sostenitori, nonché compagni di partito e di clubbino, se la passavano come la palla avvelenata (liberatene, liberatene, finché sei in tempo).
D'altronde che il PD sia un partitino non può essere cancellato dalle vittorie di Bologna e Torino (non so, forse per perdere sarebbe bastato impegnarsi di più). A Napoli al ballottaggio ci va De Magistris (cazzo no), che a mio avviso ha poche speranze di vincere. A Milano (Lavamilano), il PDL lavora già a ritmo pieno per associare Pisapia (che non è prima scelta PD) a qualcuno o qualcosa di più estremo di Curcio o le BR (Tipo il Conte Dracula, minchia). Ma. Bersani gongola. Ma.
Berlusconi è ancora imbattibile politicamente a livello nazionale, secondo me ( e secondo i sondaggi di Porta a Porta e Matrix). Il voto di ieri non è nulla (nel senso di cambiamenti epocali), il ballottaggio a Milano è cosa seria, specie se i moderati cascheranno nel tranello propagandistico di B. & Co.Esempi: su La7, nel corso di un intervista rilasciata al TG di Mentana (Mentina, e io che ho letto pure Passionaccia...), Il mitico Feltri già si adopera e sforna le più astute e banali cacate che possa tirare fuori dalla mutanda (e per mutanda intendo letteralemente mutanda, ce l'ha è invisibile, altrimenti si vedrebbe chiaramente nei primi piani che gli fanno di solito al culo parlante). Idem Belpietro.
Note positive: MoVimento 5 stelle al 10% a Bologna, per dirne una (giusto quella). Asse Lega-PDL che s'incrina (questo può pesare a livello nazionale, ma il Bossi è più furbo del suo elettorato, che comunque può sempre spostarsi altrove...) per dirne un'altra.
Ora rimangono le curiosità. Come saranno le due settimane di campagna elettorale di Lety (a proposito, grazie per i 43 esami universitari)? Cosa succede a Milano se Pisapia vince (segnale forte da parte dei Milanesi, tutti fuori dal feudo)? Berlusconi darà la colpa ai magistrati e ai giornali per la sconfitta subita (questa è retorica, perché già lo ha fatto il suo entourage)?
Ai posteri l'ardua sentenza...
Simpaticamente, ciao.

lunedì 16 maggio 2011

La Naqba

L'odioso abuso, al di là di ogni ragionevole o irragionevole diritto di guerra o statuto, accordo o programma, si è protratto nei decenni freddi della storia del Novecento, con non poca influenza sulla vita politica interna degli Stati Uniti. Ben due candidati democratici alle Casa Bianca non ebbero l'appoggio della comunità ebraica, perché lontani dalla causa sionista. Parlo di Al Gore e Kerry, sconfitti dal fondamentalismo di W. Bush.
I dieci anni che vanno dalla guerra dei sei giorni a quella del Kippur, sono cruciali nella formazione dello stato di occupazione e colonizzazione da parte di Israele, di territori non suoi, non acquisiti in nessun modo e nemmeno acquisibili dal punto di vista del diritto bellico,. Questa occupazione è ancora oggi in corso dal punto di vista logistico - amministrativo, illegittima e prepotente come ieri. Violenta e irregolare, inaccettabile sotto qualsiasi aspetto. Io stesso ho visto con i miei occhi, in un documentario -reportage girato a Gaza, i magazzini pieni di viveri e farmaci tenuti accuratamente chiusi e sigillati dalle autorità Israeliane. La causa palestinese va perorata con maggior convinzione, soprattutto con iniziative che partano dal basso, anche perché i media distorcono terribilmente la realtà e fanno disinformazione pericolosa e fuorviante. Anche un programma come anno zero, che si pone come una finestra giornalistica imparziale e attenta, al momento della messa in onda concede numerosi minuti al teatrino della politica, dimenticandosi di dare quelle spiegazioni essenziali per la formazione delle notizie.
Molti concetti che furono e rimarranno di stampo più che destrorso, sono stati col tempo metabolizzati, e oggi sono accettati in quanto costituiscono la prassi. La cacciata da Gerusalemme Est, la perdita di diritti politici, e altre piccole differenze fra gli abitanti dello stato "eletto", sono consuetudine, non fanno notizia, non suscitano scalpore né indignazione.
La violenza dei coloni fondamentalisti, che almeno teoricamente dovrebbero aver abbandonato le colonie dal 2005, rimane, perché è impunita da 40 anni, e non è iscritta al registro che annota i crimini storici di un popolo contro un altro popolo.
Naturalmente l'occidente non è mai intervenuto in modo serio sul problema, e quando si cercò di mediare, in modo timido e poco risolutivo, lo si fece sempre con un occhio puntato in casa propria, perché il voto ebreo. Le comunità di New York, Londra e Parigi, solo per citare capitali globali dal forte richiamo culturale, sono influenti, è questo è un dato oggettivo certo.
Dunque come bisognerebbe intervenire?
Innanzitutto credo sia logico affrontare una volta per tutte la discussione con un diverso approccio: non è una cosa lontana da noi, non è totalmente slegata dai fatti nostri e del nostro piccolo e sudicio cortile. In secondo luogo, pensiamo in termini storici. Scorriamo le diverse fasi della vicenda, passiamo per i quattro conflitti per arrivare all'ultimo spaventoso raid, e ricordiamoci che quello è un evento militare di cui hanno parlato i TG, mentre se scriviamo "ISRAELE BOMBARDA GAZA", su google e poi clicchiamo news, la notizia più recente è massimo di qualche mese fa. Perché le bombe fioccano, in tutti i periodi dell'anno, su cliniche, ospedali, abitazioni private ecc... Altro che il fottuto Gheddafi..Altro che Milosevic.... 1967 (è la data che scelgo io) 201: 45 anni. 45 anni di Nakba.

giovedì 12 maggio 2011

Il mio libro del mese

Il capolavoro di Bulgakov, "Il maestro e margherita", è un esempio sfavillante di letteratura per animi in fuga.
Tra pericolanti intellettuali, appartati in un mondo dorato e protetti dall'establishment, anzi patrocinati, e una Mosca più occidentale e borghese di Londra, un piccolo amore riscrive la storia del cristianesimo e dell'umanità, in chiave satanista. Ma non il satanismo che comunemente s'intende, o meglio anche quello, ma arricchito di una visione taoista.
Quando il maligno rimette sulla retta via, a suon di punizioni umilianti e brucianti, il peggio dell'intellighenzia, in quel preciso istante, i primi lettori del romanzo, pubblicato a oltre vent'anni dalla morte dello scrittore, probabilmente saltellarono divertiti sulle loro poltroncine, si accarezzarono i baffetti, compiaciuti, e chiusero gli occhi per immaginare le scene descritte in modo che apparissero di fronte a loro nitide e potenti, senza rendersi conto che arano loro stessi gli eredi diretti di quell'epoca, ed essendo i primi appunto a leggere, i diretti depositari della critica satirica e finissima.
L'immobilismo sovietico, deriso da un pupillo di Stalin, che mai ebbe il permesso di abbandonare l'Unione Sovietica, ne esce fuori distrutto, in due soli round: K.O. tecnico. Ma la Mosca del libro, come già detto, è una Mosca adagiata e benestante, fatta di professionisti, artisti e tirapiedi, arrampicatori e quant'altro. In due parole: la Mosca borghese, uguale a qualsiasi altra parte borghese di qualsiasi altra capitale europea.
Invito tutti a leggere questo romanzo per riscoprire nella vita di oggi, sui giornali e in televisione, gli stessi personaggi che Bulgakov descrisse oltre 40 anni fa. Non cambiano vizzi e vezzi, virtù e segreti, nella storia dell'uomo. Da Ponzio Pilato in poi, l'errore che macchia la coscienza perseguita chiunque, agevolato dagli strati di ipocrisia multipli che così facilmente oggi possono velare l'essenza dei soggetti mascherandone la vera e impudica natura. L'essere fatto di immagine pura, destinata a dissolversi col tempo o sotto i colpi dell'indagine. Chi conosce è avvantaggiato, ma non parla, perché anch'egli ha qualcosa di oscuro da nascondere. Le parole così potenti e vuote, rimbombano in sale enormi, svuotate di ogni ascoltatore, diventano lo strumento di autocompiacimento della persona, e perdono per sempre la loro funzione pedagogica e sociale.
La religione stessa, ridotta a mero strumento di misura fra bene e male, si riduce a un tappeto di superstizioni su cui appoggiare delicatamente i piedi, per restare eretti senza rompere nulla, in equilibrio precario.
E l'apostolo resta solo con i propri rimpianti, come qualsiasi uomo o donna: Impaurito.
é costretto a scendere a patti col male, ad ammettere la sua esistenza e la sua funzionalità in chiave dualistica, deponendo ogni contrapposizione ideologica.
Ed ecco infine, quella che potrebbe essere una sferzata politica, anche se non so in quale punto del romanzo sia subentrata la moglie di Bulgakov, per completarlo. Se fosse stata la moglie a scrivere quelle ultime pagine, il discorso fra Woland e Levi Matteo, in una Russia post- Stalin, il senso sarebbe comunque forte. Ma se a scriverle fu il russo, in quel caso, la critica al regime acquisirebbe un connotato spietato e forse perfino impietoso. Perché i progressi tecnologici, la propaganda, i palazzi e le lussuose residenze,i teatri e i negozi di dolciumi non servono, se piegate al gioco della burocrazia e della censura. I confini dell'Unione Sovietica, non servirono al regime comunista per proteggere i suoi cittadini, ma per impedir loro di uscire, conoscere il mondo e fare dei paragoni. E questo era chiaro a pochi.

lunedì 9 maggio 2011

Addio Umanità.

Mentre le carcasse del mare riversano in acqua carichi di carne fresca di fuggiaschi, servita con disperazione e condita di una speranza immotivata e ben presto disillusa, e mentre la Nato si tappa le orecchie come un bambino isterico che non vuole sentire le ragioni di un genitore severo (in questa metafora è la stampa, che anche se tardivamente, fa un po' del suo dovere), e mentre Berlusca va avanti e indietro da un palazzo all'altro, di governo il primo, di giustizia il secondo, io, e come me molti, sto seduto su una sedia girevole dell'Ikea a picchiettare con le dita su una tastiera.
Internet doveva portarci la libertà, ma il pericolo di eccessiva esposizione ai flussi di informazione era ben fondato nei primi critici di questa fantomatica comunità. D'altronde altre invenzioni hanno avuto lo stesso destino, nate per uno scopo, si sono rivelate una lama a quadruplo taglio, e sono state usate per scopi posti esattamente agli antipodi dell'originale. Quello che impressiona maggiormente è "l'attrito fra masse", che scoraggia l'impresa della lettura delle varie analisi proposte, poiché emette uno sgradevole rumore, un rumore repellente, che ci costringe a spegnere subito la coscienza e accendere la tele o lo stereo per coprire, buttando volume su volume. Questo attrito è puramente concettuale ed è originato dallo "struscio" fra l'assunto "consapevolezza-complicità" e l'assioma del "non possiamo farci niente se non indignarci", e questo è tutto dire...
Il mondo occidentale, falso e ipocrita, cerca di dare un'immagine di sé che colpisca. E colpisce. Nelle sue auto-rappresentazioni nazionalpopolari si patina di una fulgida aura che convinca tutti della sua saggezza. E convince. Sui suoi giornali denuncia i mali (minori), dandosi un tono di trasparenza che rassicuri. E rassicura. Ma non noi. Noi siamo imbevuti di inganno, gonfi di osmosi col non ci accorgiamo più di ciò che assimiliamo. Strilliamo per le consolari della città, soffocati da snob e traffico e la notte digrigniamo i molari per l'ansia. Scarichiamo tutto lo stress sui rapporti interpersonali e bruciamo amori e amicizie a un ritmo insano. E crediamo che questo sia normale? No, peggio. Crediamo che sia indice di normalità. Facciamo della nostra malattia il metro con cui misuriamo la salute del mondo.
Ma allora chi convinciamo? Chi assicuriamo? Chi colpiamo? Quando l'acqua del mare invade un polmone, un piccolo polmone, immagino quello che possa sentire la persona che di quel polmone è titolare. Mille aghi gelidi che trapassano la schiena, la gola si chiude e si infiamma, mentre il cervello preme sui lati della scatola cranica, cercando di fuggire via per qualsiasi orifizio, orecchie, narici... I muscoli tesi, s'indolenziscono, ma continuano a tirare in preda a spasmi. I tendini sembrano recidersi, ogni minimo intento del corpo è teso nel tentativo di incamerare aria ed espellere acqua. Poi per fortuna arriva la morte.
Per fortuna quando gli Italiani migrarono a milioni in America, lo fecero su navi vere. Magari in condizioni igieniche molto precarie e in stato d'indigenza economica, ma fuggivano dalla povertà, non dalla guerra o dalla persecuzione. Furono accolti, con diffidenza. Qualcuno fece fortuna, per sé e per il paese che lo aveva, bene o male, ospitato. E gli italiani che andarono a colonizzare l'Africa? Andavano a spaccarsi la schiena per nulla, e non lo sapevano. Andarono su navi pagate dallo stato, e andavano animati da una speranza di miglioramento "economico", prima che generale. Nemmeno loro, che in casa avevano il fascismo, scappavano da qualcosa. Scappavano i comunisti e gli anarchici, a morire, in Spagna ad esempio, per ideali politici ed ideologici. Altra storia.
Gli esuli o fuggiaschi, o migranti o poveracci di oggi sono carne. Carne per il mare, che li ingoia e li rigurgita, poiché lui non ha anima ma solo un moto, per i media, che costruiscono titoli ed elaborano impaginazioni, ma non hanno cuore, e per le divinità. Gli Dei odierni, i politici appunto, cui è concesso davvero tutto, anche di disporre delle vite affidate al mare, si comportano come adolescenti attorno a un tabellone del Risiko. Chi conta le navi, chi i carri armati e chi lancia i dadi. Perché si tratta di persone, e ci sono i flussi programmati, e i numeri massimi, e i parametri UE, e altre minchiate che valgono solo se a passare le frontiere sono persone. Se si tratta di soldi o merci, le frontiere sono aperte, lo scambio è libero e i confini non esistono.
Esistono gli interessi, ognuno faccia i propri, finché la marea non arriverà fin sotto la sedia...

Addio umanità.

mercoledì 4 maggio 2011

Il fascista e il sindacato

Venerdì sei maggio, dopodomani, avrà luogo lo sciopero generale, targato CGIL, che dovrebbe interessare tutti i lavoratori. Io ho aperto google e ho scritto "manifestazione CGIL", il primo risultato è stato questo
http://www.ilpiacenza.it/cronaca/sciopero-6-maggio-2011-cgil-corteo-piacenza.html
Ora credo sia opportuno spendere qualche parola in proposito. I diritti dei lavoratori sono di tutti i lavoratori. Ma per distinguere bisogna conoscere. La mia domanda non è cos'ha fatto la CGIL, ma più in generale, cos'hanno conquistato i sindacati nella loro quasi bisecolare storia?
Innanzitutto i sindacati nascono in quel particolare periodo che gli storici hanno battezzato "Rivoluzione industriale". Perché rivoluzione? Non è insito nel termine "rivoluzione" un alveare di allegorie, che una volta evocate portano nel loro ventre un germe di violenza, di cesura, di improvvisa sterzata?
Iniziamo col puntualizzare un'apparente banalità. Dopo migliaia di anni in cui l'uomo sopravviveva prevalentemente dei frutti della terra, e di un pò di commercio, milioni di uomini andavano via dalle campagne per entrare nelle fabbriche. Questo è il "cambiamento epocale primo", il punto d'origine del mondo nella veste in cui l'abbiamo conosciuto noi. Prima non esistevano i concetti che si sono creati e sedimentati nella coscienza umana occidentale nei due secoli successivi. La vita era scandita dai ritmi della natura. Si lavorava in campagna, come le bestie, e spesso si faceva la fame. Si moriva di varie malattie, non esisteva il tempo libero. La vita di fabbrica portò dei cambiamenti, alcuni negativi, altri negativi, ma nel corso dei decenni. Inizialmente si portò in fabbrica il peggio degli aspetti della vita in campagna e lo si unì a un posto di lavoro infernale. Ma quello spostamento, quel cambio di abitudini che sconvolse la societò creando le classi, bè.. è la rivoluzione baby. Diede un impulso alla storia del mondo, che da quel momento accelerò vertiginosamente, arrivando nel giro di cinquant'anni al fatidico punto di non ritorno. Quando si scatenò la seconda rivoluzione industriale, che coinvolse anche altri paesi oltre la Gran Bretagna, l'industrializzazione divenne un argomento globale, e ancora oggi non è un processo compiuto.
A questo punto voglio citare Goody, il più grande antropologo vivente, che riporta in un suo libro un aneddoto molto illuminante. Goody portò con sé in una fabbrica un capo di non so quale tribù aborigena, di quelle tribù che ancora oggi vivono al limite della nostra civiltà, il quale alla vista degli operai all'opera sui nastri della catena di montaggio chiese al suo cicerone: "sono schiavi?". Questa domanda da sola dimostra che il nostro modo di pensare e di intendere il mondo non è unico, e che altre culture, che noi spesso definiamo arretrate, non metabolizzano facilmente certe condizioni di vita o di lavoro, ne sono propense a un eventuale inserimento nelle maglie del capitalismo. Chiusa parentesi.
I sindacati nella loro storia sono stati combattuti e perseguitati. Nel loro periodo d'oro hanno conquistato una forte influenza nelle sfere di gestione del potere, inserendosi nella cosiddetta "zona grigia" della democrazia. Durante il ventennio fascista furono soppressi e sostituiti dalle corporazioni. Non so quanto la tradizione classico-romana abbia influito sulla scelta del nome.
Il punto a cui faticosamente sto arrivando è che certi diritti, se intesi come universali, non hanno colore politico, neanche etnico, figuriamoci ideologico (oggi che le ideologie sono defunte, sarebbe oltremodo anacronistico). Quando un lavoratore di qualsiasi categoria è sul posto di lavoro, e si va a fare una pisciatina perché ha bevuto troppa acqua, comprata alla macchinetta della sala pausa, dovrebbe sapere che a evitare l'inevitabile uso di cateteri e pannolone, è stata l'azione sindacale. Che forse è grazie a questa che esiste, non la sala pausa, ma la pausa. E si potrebbero fare esempi per tante altre cose, che diamo per scontate (non il salario, che è basso, ma comunque garantito grazie ai CCNL) come il limite di ore massimo (8), la tutela dal licenziamento ingiustificato (Art 189 ecc, ecc...
Sono diritti di cui godono tutti e che una volta non c'erano. Diritti conquistati, a volte col sangue, e che oggi troppo facilmente si cerca di rimettere in discussione. Certi diritti poi, sembrano privilegi, è vero, ma solo agli occhi di chi non ne ha. E se esistono certe tipologie contrattuali non è per assecondare le dinamiche del mercato, è per di-vi-de-re la società in "settori", le nuove classi sociali. Non mi sembra giusto. I ricatti della Fiat fanno ridere tutti, tranne chi giustamente ha paura di perdere la sua unica fonte di sostentamento: il lavoro. Ma lo Stato, cioè noi, ha dato parecchi soldi alla Fiat e agli Agnelli. Sarebbe magari il caso di restituire qualcosa. Il mercato non è infallibile, altrimenti non si capisce perché si provi il terrore al pensiero che Alitalia fallisca (scusate il gioco di parole). Se affidiamo tutto al mercato poi non si può salvare un'azienda in rovina per preservare i posti (ma dei manager o dei lavoratori?). Se invece si vuole mediare c'è bisogno di un struttura che sappia recepire e incanalare le istanze. Ci sono i sindacati, migliorabili, ci sono i diritti definiti dalle leggi, migliorabili anch'esse, e poi c'è Forza Nuova. Che si fotta.
P. s. Ho sintetizzato molto il discorso storico, saltando passaggi importanti fra l'organizzazione del lavoro, l'uso della forza vapore e l'esodo in fabbrica, e poi ho chiosato coi nostri giorni, ma voglio mantenere il post asciutto. Me ne scuso.
P.s. 2 Non rileggo e incrocio le dita.