lunedì 9 maggio 2011

Addio Umanità.

Mentre le carcasse del mare riversano in acqua carichi di carne fresca di fuggiaschi, servita con disperazione e condita di una speranza immotivata e ben presto disillusa, e mentre la Nato si tappa le orecchie come un bambino isterico che non vuole sentire le ragioni di un genitore severo (in questa metafora è la stampa, che anche se tardivamente, fa un po' del suo dovere), e mentre Berlusca va avanti e indietro da un palazzo all'altro, di governo il primo, di giustizia il secondo, io, e come me molti, sto seduto su una sedia girevole dell'Ikea a picchiettare con le dita su una tastiera.
Internet doveva portarci la libertà, ma il pericolo di eccessiva esposizione ai flussi di informazione era ben fondato nei primi critici di questa fantomatica comunità. D'altronde altre invenzioni hanno avuto lo stesso destino, nate per uno scopo, si sono rivelate una lama a quadruplo taglio, e sono state usate per scopi posti esattamente agli antipodi dell'originale. Quello che impressiona maggiormente è "l'attrito fra masse", che scoraggia l'impresa della lettura delle varie analisi proposte, poiché emette uno sgradevole rumore, un rumore repellente, che ci costringe a spegnere subito la coscienza e accendere la tele o lo stereo per coprire, buttando volume su volume. Questo attrito è puramente concettuale ed è originato dallo "struscio" fra l'assunto "consapevolezza-complicità" e l'assioma del "non possiamo farci niente se non indignarci", e questo è tutto dire...
Il mondo occidentale, falso e ipocrita, cerca di dare un'immagine di sé che colpisca. E colpisce. Nelle sue auto-rappresentazioni nazionalpopolari si patina di una fulgida aura che convinca tutti della sua saggezza. E convince. Sui suoi giornali denuncia i mali (minori), dandosi un tono di trasparenza che rassicuri. E rassicura. Ma non noi. Noi siamo imbevuti di inganno, gonfi di osmosi col non ci accorgiamo più di ciò che assimiliamo. Strilliamo per le consolari della città, soffocati da snob e traffico e la notte digrigniamo i molari per l'ansia. Scarichiamo tutto lo stress sui rapporti interpersonali e bruciamo amori e amicizie a un ritmo insano. E crediamo che questo sia normale? No, peggio. Crediamo che sia indice di normalità. Facciamo della nostra malattia il metro con cui misuriamo la salute del mondo.
Ma allora chi convinciamo? Chi assicuriamo? Chi colpiamo? Quando l'acqua del mare invade un polmone, un piccolo polmone, immagino quello che possa sentire la persona che di quel polmone è titolare. Mille aghi gelidi che trapassano la schiena, la gola si chiude e si infiamma, mentre il cervello preme sui lati della scatola cranica, cercando di fuggire via per qualsiasi orifizio, orecchie, narici... I muscoli tesi, s'indolenziscono, ma continuano a tirare in preda a spasmi. I tendini sembrano recidersi, ogni minimo intento del corpo è teso nel tentativo di incamerare aria ed espellere acqua. Poi per fortuna arriva la morte.
Per fortuna quando gli Italiani migrarono a milioni in America, lo fecero su navi vere. Magari in condizioni igieniche molto precarie e in stato d'indigenza economica, ma fuggivano dalla povertà, non dalla guerra o dalla persecuzione. Furono accolti, con diffidenza. Qualcuno fece fortuna, per sé e per il paese che lo aveva, bene o male, ospitato. E gli italiani che andarono a colonizzare l'Africa? Andavano a spaccarsi la schiena per nulla, e non lo sapevano. Andarono su navi pagate dallo stato, e andavano animati da una speranza di miglioramento "economico", prima che generale. Nemmeno loro, che in casa avevano il fascismo, scappavano da qualcosa. Scappavano i comunisti e gli anarchici, a morire, in Spagna ad esempio, per ideali politici ed ideologici. Altra storia.
Gli esuli o fuggiaschi, o migranti o poveracci di oggi sono carne. Carne per il mare, che li ingoia e li rigurgita, poiché lui non ha anima ma solo un moto, per i media, che costruiscono titoli ed elaborano impaginazioni, ma non hanno cuore, e per le divinità. Gli Dei odierni, i politici appunto, cui è concesso davvero tutto, anche di disporre delle vite affidate al mare, si comportano come adolescenti attorno a un tabellone del Risiko. Chi conta le navi, chi i carri armati e chi lancia i dadi. Perché si tratta di persone, e ci sono i flussi programmati, e i numeri massimi, e i parametri UE, e altre minchiate che valgono solo se a passare le frontiere sono persone. Se si tratta di soldi o merci, le frontiere sono aperte, lo scambio è libero e i confini non esistono.
Esistono gli interessi, ognuno faccia i propri, finché la marea non arriverà fin sotto la sedia...

Addio umanità.

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